Di Cesare, Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo

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recensione di Stella Maria Sablone

«Le camere a gas non sono mai esistite, lo sterminio non ha avuto luogo. Piuttosto la Shoà è una “favola”che gli ebrei vanno raccontando da decenni, un “mito” accortamente costruito per raggiungere i loro scopi politici e finanziari». Queste le argomentazioni fondanti del negazionismo denunciate nel testo Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo, in cui l’autrice Donatella Di Cesare sposta l’attenzione dal come al perché della negazione, ritenendola l’unica via percorribile per dimostrare la stretta relazione che intercorre tra quest’ultima e l’annientamento, nesso fin ora pericolosamente rimasto inosservato. Ma che cosa vuol dire negare? La domanda non è solo storica ma anche politica e filosofica e apre a altre questioni da chiarire: chi sono i negazionisti? Perché negano? Qual’è l’intento che li muove, lo scopo che hanno di mira? L’evidenza dei contenuti sottesi alle parole «non è» e «non esiste» mostra il reale rischio del negare in quanto «il non-essere nega l’essere, lo annienta e lo nullifica»; questa «patologia del negare» sconfina dunque in un nichilismo aberrante, senza possibilità dialogica e apre a problemi urgenti come quello ontologico – dettato dalla rimozione del reale che invece dovrebbe essere parte integrante della realtà condivisa – e quello politico – strettamente legato alle domande sul chi e sul perché, sul fine ultimo della negazione.

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