Dodds, pagani e cristiani in un’epoca di angoscia. Una recensione

Apollonio di Tiana, una sorta di Cristo pagano. Le fonti (specie Filostrato) gli attribuiscono poteri, miracoli e vaticini.

Profondo conoscitore delle fonti classiche, l’autore riprende in questo testo edito originariamente nel 1965 un topos caro alla sua precedente produzione letteraria: il cosiddetto “irrazionale” si identifica fortemente col modello greco-ellenistico inteso come esperienza del mistico e dell’esoterico (1). L’autore, in quest’opera, pur essendo un fervente razionalista di larghe vedute, presenta il mondo delle paure e delle stravaganze del periodo tardo romano: si avvertono in filigrana determinati stati modificati di coscienza, di esperienze esoteriche e mistiche, nonché nuovi modi di pensare e di vivere. Nel periodo cruciale che va dall’ascesa al trono di Marco Aurelio alla conversione di Costantino, rileva i principali aspetti dell’esperienza religiosa; è periodo in cui il mondo precipita nella decadenza materiale, in cui fioriscono i nuovi e più intensi sentimenti religiosi e in cui si assiste a un mutamento di prospettiva intellettuale. È una vera e propria epoca di angoscia, perché ciò che conta per l’uomo di quel tempo non sono più i valori materiali e morali, ma l’idea di infinito e di salvezza; cristiani e pagani, secondo una nota tesi storiografica, sono impegnati a pensare più a se stessi che alla realtà esteriore: “gli uomini stavano cessando di osservare il mondo esterno e di cercare di capirlo, utilizzarlo o migliorarlo: essi erano portati a pensare a se stessi…L’idea della bellezza dei cieli e del mondo passò di moda, e fu sostituita da quella dell’infinito”. L’autore tratta questo argomento con l’intento di poter essere di interesse specialmente a chiunque non abbia ancora “una conoscenza specifica del pensiero antico o della teologia cristiana”.

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Bloch racconta Munzer, una Recensione.

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Ernst Bloch, Thomas Munzer teologo della rivoluzione, Feltrinelli, Milano (traduzione di Simona Krasnovsky e Stefano Zecchi).

Quella di Ernst Bloch non è semplicemente una biografia. Il suo ritratto di Thomas Munzer (o Muntzer, stando a wikipedia) è piuttosto il racconto di un’Epoca, di una trasformazione che cammina direttamente sulle gambe degli Esseri umani. Bloch, infatti, narra innanzitutto un passaggio, quello dall’homo spiritualis all’homo oeconomicus (“l’uomo piatto che si adatta agli ordini pubblico-giuridici esistenti, troppo tiepidi e poco illuminati”, p. 95), che si snoda nel rapporto tra Religione e Politica, quando entrambe si interessano al “religàre” cioè al mettere insieme una Comunità secondo precise Norme (in ambito Sacro e “civile”). Non è un caso che la prima edizione del libro di Bloch risalga al 1921, contemporaneamente alla pubblicazione del volume “La Dittatura” di Carl Schmitt. Il libro su Muntzer, quindi, sembra inserirsi in un tentativo tutto “tedesco” di rispondere tanto alla Crisi strutturale (economica, sociale, istituzionale…) generata dal primo Conflitto mondiale quanto alla strada rivoluzionaria intrapresa dalla Russia bolscevica. Però se Schmitt, semplificando, giunge a pensare la Dittatura come una forma di “Stato di Eccezione” capace di “sospendere” lo Stato di Diritto per conservare, nella sostanza, l’architettura del Potere “Sovrano”; Bloch riprende il millenarismo di Epoca moderna per tentare di produrre un’Eccedenza, per andare oltre l’impalcatura dello Stato. Entrambi gli autori, però, sembrano interrogarsi sui momenti di Eccezione: che essa si chiami Dittatura (Schmitt) o “Utopia messianica” (Bloch), che altro non è se non un meccanismo di “sospensione” della Storia per percorrere altre strade.

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