Cos’è un dogma? La riflessione di Hans Jonas (di Alessio Perigli)

Jonas cerca di comprendere se il concetto di dogma sia analizzabile da un punto di vista ermeneutico. Paolo Nepi nel suo saggio su Jonas “La responsabilità ontologica” riepiloga la visione del dogma di Hans Jonas: «Nel saggio su Sant’ Agostino, Jonas ricostruisce le tre fasi attraversate dalla speculazione agostiniana sulla libertà: la fase antimanichea, quella paolina e, da ultimo, la fase antipelagiana. La riflessione di Agostino sulla libertà si trova tuttavia a seguire un percorso segnato dai due dogmi del peccato originale e della predestinazione. Come si conciliano temi apparentemente contraddittori, come quello della libertà, da una parte, e del peccato originale e della predestinazione dall’altra? Jonas affronta tali questioni nell’appendice al suo studio su sant’Agostino, dal titolo significativo Sulla struttura ermeneutica del dogma. Cosa significa parlare di “struttura ermeneutica del Dogma”?. Significa riconoscere che la proposizione dogmatica ha almeno due livelli di comprensione.

Primo livello. Si tratta di quello immediato, legato al contenuto materiale delle affermazioni contenute nelle verità che i dogmi definiscono e propongono alla fede del credente. Nel linguaggio stesso in cui sono formulati, i dogmi rispecchiano la struttura razionale della comunicazione apofantica1, quella in cui un predicato attribuisce i contenuti ad un soggetto determinandone l’identità cognitiva. Per questo il linguaggio dei dogmi viene definito da Jonas “dialettico”, nel senso che non esiste nessun livello cognitivo che trascenda il piano dell’affermazione contenuta nella definizione dogmatica. Secondo livello. Se analizziamo tuttavia la struttura ermeneutica del dogma in tutta la sua estensione e profondità, ci dice Jonas, notiamo che la verità dogmatica non esaurisce tutta la complessità esistenziale che ha prodotto le affermazioni apofantiche contenute nelle proposizioni dogmatiche. I dogmi non sono altro che l’oggettivazione di qualcosa che ha a che fare con l’esperienza vissuta del Dasein, e che ad essa rimandano se vogliono essere compresi in tutta la ricchezza del loro significato.»2 Il dogma non può essere scorporato dal suo fondamento ontologico e metafisico. Jonas individua due caratteristiche fondamentali che identificano il dogma:

1) Il dogma deve essere una proposizione adialettica

2) Il dogma deve essere inserito in un tessuto di relazioni che fanno riferimento ad un’oggettualità.

«Secondo la loro forma esteriore i dogmi sono proposizioni dalla struttura razionale caratterizzate dalla configurazione apofantica (“teoretica”) soggetto-predicato e, in quanto tali, collocano il loro contenuto enunciativo all’interno di un ambito di oggettualità correlate da un nesso logico pervasivo. Sono proposizioni oggettive dialettiche.»3 Ciò che caratterizza il processo di formazione dei dogmi consiste nel processo autoogettivazione di fenomeni dell’esistenza sospinti nel linguaggio: «Dunque l’atto fondamentale che rende possibile e produce la dogmatizzazione è una oggettualizzazione dei fenomeni dell’esistenza sospinti nel linguaggio, una fondamentale autooggetivazione di un esserci incalzato da sé e che vuole esplicarsi; questa è la caratterizzazione più formale del processo di formazione dei dogmi.»4 importantissimo e determinante nel processo di formazione dogmatica è la razionalizzazione dell’intuizione che permette ampie costruzioni teoretiche: «All’oggettivazione trascendente si aggiunge così inevitabilmente la razionalizzazione, cioè l’astrazione dal campo di “intuizione” in una libera mobilità del concetto, per cui ciò che era originariamente un essere-di-attuazione esistenziale, ma che ora è un essere-in-sé oggettivamente “sussistente” viene reso capace di fungere in ampie costruzioni teoretiche e di sottoporsi al postulato di un’unità astratta della teoria ( in conformità alla logica di uniformità e coerenza.»5 Queste ampie costruzioni teoretiche possono e devono essere discusse in quanto il processo di razionalizzazione dal campo di “intuizione” le ha portate sulla sfera razionale: «Ma tale irrisolvibilità è soltanto il rovescio del “vantaggio” appena conseguito, del fatto cioè che i suddetti fenomeni dell’esserci in questa loro sostituzione simbolica e fissità razionale sono diventati liberamente disponibili per il confronto teoretico e possono essere discussi indipendentemente dall’attuazione dei fenomeni originari dell’esistenza fattuale.»6

Jonas è profondamente convinto che l’auto-oggettivazione è l’elemento che più di tutti caratterizza il dogma: «In ultima istanza i dogmi sono dunque auto-oggettivazioni».7 I dogmi servono per risolvere delle controversie logiche caratterizzanti la riflessione su un sistema concettuale metafisico: «In tale ruolo costruttivo posto al servizio di una totalità razionale, il dogma è spesso la risposta ad assillanti antinomie razionali che, da parte loro, sono generate già a partire da quel fondamentale progetto costruttivo di questa metafisica in virtù del suo carattere di oggettivazione mondana.»8 Il dibattito tra Agostino e Pelagio è caratterizzato proprio dal desiderio di risolvere delle antinomie: «Il segno esteriore di tale stato di fatto, di tale inadeguatezza della struttura esplicativa utilizzata è dato dal ruolo dominante che ha giocato da sempre nel problema della libertà la questione fatale e irrisolvibile della compatibilità: ”Come si concilia… ad esempio la libertà umana con l’onnipotenza e la prescienza divina? Come la predestinazione con la responsabilità umana? Come quest’ultima con la mancanza di libertà nell’uomo, con la sua insufficienza, con la corruptio naturae humanae?”»9 Secondo Jonas, certi quesiti, da un punto di vista ermeneutico, non sono risolvibili: «Problemi irrisolvibili, poiché ogni singola posizione era parimenti indispensabile sulla base della visione cristiana del mondo che né il fondamento.»10 L’unico metodo attraverso il quale certi temi possono essere dibattuti è quello dialettico: «Portati a livello di enunciato apofantico al fine di una loro fissazione concettuale, i fenomeni di questa struttura possono essere discussi solo “dialetticamente”, cioè in uno specifico annullamento dinamico della fissazione apofantico-oggettuale.»11 Secondo Jonas per analizzare i dogmi è giusto e conveniente utilizzare la razionalità, ma un’analisi razionale non deve assumere i caratteri dell’esasperazione perché in tal caso si cercherebbe di forzare la natura stessa del dogma: «Naturalmente, in una forzatura in senso logico del contenuto dei dogmi, come ci siamo ora permessi, occorre assolutamente evitare il pericolo di una sua totale trivializzazione. In effetti noi gli abbiamo estorto quel totale insuccesso da un punto di vista razionale soltanto attraverso un’esasperazione del suo carattere di razionalità.»12

NOTE:

1 Apofantico deriva dal greco apophantikós, che a sua volta deriva da apopháinein, “far conoscere”, “mostrare”, “dichiarare”. Nella filosofia aristotelica indica un enunciato verbale che può essere detto vero o falso.

2 Nepi P., La responsabilità ontologica, , cit. p. 39-40

3 Jonas H., Agostino e il problema paolino della libertà, cit. p. 112

4 Ivi cit. p. 112

5 Ivi cit. p. 113

6 Ivi cit. p. 113

7 Ivi cit. p. 114

8 Ivi cit. p. 114

9 Ivi cit. p. 114-115

10 Ivi cit. p. 115

11 Ivi cit. p. 115-116

12 Ivi cit. p. 120

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