Quello che c'è da dire…

Certi Eventi non hanno nomi, entrano nell’immaginario collettivo per rimanervi. Per non essere dimenticati, perchè i drammi non si dimenticano. Si affrontano. Non hanno bisogno di essere nominati, di avere un volto. Perchè ogni volto si potrebbe sovrapporre all’altro. Ogni nome si potrebbe scrivere allo stesso modo. Perchè quello che racconta l’Evento è solo la materialità di una condizione umana. Una condizione comune, che non si scompone per ogni Essere umano che vi partecipa ma che comprende tutti. Siamo tutti compresi in questa giostra che produce massacro. I drammi, quindi, non dovrebbero essere negati bensì affrontati. I rimossi si fanno pesanti, sempre e comunque, e prima o poi ritornano come tragedie. Le sconfitte vanno sviscerate, per non cadere vittima dello sconfittismo.

Anche se, pensandoci, la vera tragedia è la nostra inconsapevolezza, la leggerezza con cui ci approcciamo al Mondo che ci circonda, sperando sempre nella sistemazione finale come “manna dal cielo”. Proprio la raffigurazione biblica della Manna sembra essere la più adatta a descrivere una certa attesa. Siamo nel deserto, ormai da troppo tempo. Cominciamo a vivere individualmente, costruendoci feticci di carta perchè ognuno ha bisogno di qualcosa in cui credere e, quando non c’è il Lavoro, il Reddito, spesso ci si rivolge al Cielo. Neghiamo ogni senso comune, ogni percezione collettiva delle cose e, soprattutto, degli Esseri umani.

La Verità, come ha detto qualcuno, è che “se cercate il colpevole, non c’è che da guardarsi allo specchio”. La responsabilità di questi Eventi e nostra, solo nostra. E’ una responsabilità collettiva, una sconfitta comune. Perchè siamo caduti tutti insieme in questo grande meccanismo di divisione che si chiama Mercato del Lavoro e non siamo mai riusciti a trovare elementi per fare rete, per condividere le Esperienze, per generalizzare un Conflitto. Stiamo insieme, ma ognuno si riflette nel proprio specchio. Anzi, ognuno sta fermo a guardarsi nel proprio pezzo di specchio (caducità del postmoderno). Camminiamo isolati, non pensando a nulla. Questa è la nostra sconfitta.

Da leggere: La Repubblica, Link, Prestazione Occasionale, Alfredo Ferrara.