Les maitres fous (documentario). Le nuove religioni in contesto coloniale e neocoloniale

Come direbbe Michel Leiris: “Due culture sembrano fondersi in un affascinante, ambiguo abbraccio, soltanto perchè l’una possa infliggere all’altra una più evidente negazione” (Frele bruit). “I maestri folli” (Les maitres fous) è un documentario girato in Ghana nel 1955 dal regista francese Jean Rouch, qui sottotitolato dal nostro sito “filosofiprecari”. Mostra le pratiche rituali di una setta religiosa nata negli anni del dominio coloniale. Nell’appezzamento del loro gran sacerdote, dopo una confessione pubblica dei peccati, gli adepti iniziano il rito della possessione. Convulsioni, tremiti, respiro affannoso: comincia l’imitazione della struttura sociale dei bianchi. Stati di parossismo psicologico che ricordano rituali endorcistici ed esorcistici di molte religioni e culture del mondo… sono i segni dell’arrivo degli “spiriti della forza”, spiriti che hanno i nomi dei dominatori bianchi: il “caporale di guardia”, il “governatore”, il “dottore”, il “conducente di locomotiva”… Il culmine della cerimonia si ha con il sacrificio di un cane che sarà poi mangiato dai “posseduti”. Il giorno dopo, gli iniziati tornano alle loro occupazioni quotidiane.

Il documentario si presta ad una interessante analisi antropologica sulla nascita di nuove forme di sacro in paesi a ex dominio coloniale o in lotta per l’indipendenza. In questo campo di studi, il nostro antropologo Vittorio Lanternani, anche se in un lavoro un po’ datato, ha ben individuato uno stretto legame fra nuove religioni e forme “culturali” di resistenza o, alcontrario, assimilazione, dei colonizzatori. In “Movimenti religiosi di libertà e salvezza” (qui il link per ordinare il libro con uno sconto da Amazon: Movimenti religiosi di libertà e salvezza (Universi religiosi)), Lanternani non si allontana dal paradigma per il quale “la religione costituisce il riflesso di una situazione storica ben determinata nei suoi fattori economici, politici e sociali. Né può mutare la prima se non mutino le strutture fondamentali della società” (Lanternani, p. 287). I movimenti religiosi di questo tipo rappresenterebbero perciò, da questo punto di vista, una condizione di crisi di cui sono anche a un tempo il prodotto parziale ed il riscatto religioso. La struttura sociale del periodo storico sarebbe al contempo coautrice principale dell’evolversi di queste religioni e autrice fondamentale del loro diffondersi, questo senza del resto calarsi in un effettivo determinismo storico e comunque dando spazio al profetismo creativo che da sempre accompagna la storia, sintesi di una iniziativa individuale con una determinazione sociale.

Insomma: “l’iniziativa del “profeta” fa parte, usando una metafora, di un sistema gravitazionale in cui vi è la sua biologicità, il suo esser parte di un sistema sociale e storico. E il “profeta” non si limita a esserne parte, ma vi svolge anche un suo proprio ruolo” (Lanternani, p. 400). Lanternani afferma che “i movimenti profetici hanno un indubbio carattere religioso […]. Tuttavia essi rivendicano e intendono attuare beni d’importanza vitale: beni la cui rinuncia appare agli interessanti come incompatibile con una esistenza degna di essere vissuta. Tali sono la libertà e la salvezza: libertà da ogni soggezione e asservimento – a nazioni egemoniche o ad avversità quali che siano-; salvezza dal rischio di perdere la propria individualità culturale, dal rischio dell’annullamento come entità storiche” (Lanternari, p. 397).

Nel caso del documentario di Jean Rouch, la “nuova” religione è il veicolo ambivalente di una reazione che è sia imitativa nei confronti della classe sociale dominante, sia in opposizione a questa. Esattamente come, nella globalizzazione, l’occidente è sia odiato che imitato. Memorabili, da questo punto di vista, sono gli studi sulla nascita dei “culti del cargo“, come nuova religione millenarista. Più recentemente, sui fenomeni delle nuove religioni (e culture) in contesti territoriali neoliberali e sul ruolo della religioni nelle comunità di immigrati ha svolto pregevoli analisi l’etnopsichiatra Roberto Beneduce. Più che uno sguardo “sociale”, Beneduce si sofferma invece prevalentemente sui vissuti individuali e sul ruolo dei corpi in una cultura sottoposta ad una crisi. Si veda, ad esempio, il suo “Trance e possessione in Africa” (qui il link per ordinare il libro con uno sconto da Amazon: Trance e possessione in Africa. Corpi, mimesi, storia (Saggi.Storia, filosofia e scienze sociali)) per avere un quadro generale sulle possibili interpretazioni da dare ai culti esorcistici ed endorcistici.

(video progressivi da 1 a 3)

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