Metallo Urlante, Valerio Evangelisti. Una recensione…

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Nel nostro articolo “Les maitres fous. Le nuove religioni in contesto coloniale e neocoloniale” abbiamo parlato della capacità delle culture “subordinate” di integrarsi con le culture dei “colonizzatori” diventando altro e rimandendo comunque una promessa di libertà (e di liberazione).

Leggendo il libro “Metallo Urlante” di Valerio Evangelisti, nonostante sia stato pubblicato nel “lontano” 1998, ci è tornato alla mente questo concatenamento tra culture. Infatti i quattro racconti del libro (Venom, Pantera, Sepultura, Metallica) trattano esattamente di alcuni modi di (r)esistenza che alcune comunità spendono, generalmente a danno di altre. Non entriamo nel merito dei singoli racconti per provare ad evidenziare piuttosto l’elemento che, più di altri, ne caratterizza il filo conduttore: l’essere sociale.

Infatti nelle narrazioni si tratta essenzialmente della degenerazione delle comunità, della rottura delle relazioni più elementari di solidarietà e dell’implosione di ogni possibilità di emancipazione. I racconti sono distruttivi fino all’eccesso, pieni di una forza evocativa a cui sembra difficile dare torto. Soprattutto alla luce degli Eventi che costellano la nostra attualità. Eppure alcune culture tribali, relegate ai margini della società “civile”, sembrano poter tessere alternative di comunità (sempre destinate al sacrificio ed al martirio “palingenetico”). L’immagine di un ammasso unico di materia vivente che contiene decine di esseri umani e si lancia contro le pareti di un carcere si contrappone alla rappresentazione del Metallo come annichilimento di ogni legame sociale.

E’ nella corporeità che si nasconde la liberazione.

Pantera le si avvicinò e la schiaffeggiò con ponderata violenza. Gli occhi di Gloria si riempirono di lacrime. Lui le sollevò il mento. – Ascoltami bene. Per il paese intero le svergognate siete tu e le tue amiche. In realtà siete ragazze a posto. Ma anche Cindy lo è, solo che è più debole di voi. Guai a chi se la prende coi più deboli, per assomigliare a chi lo umilia. Troverà sempre qualcuno più forte di tutti.

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