Krishnananda, A tu per tu con la paura. Una recensione

Thomas Trobe e la compagna, Gitte Demant

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Fra Oriente e Occidente, fra psicanalisi e meditazione

A tu per tu con la paura, di Krishnananda (pseudonimo di Thomas Trobe ) è un viaggio all’interno dell’essere umano, alla scoperta delle sue paure, delle sue difficoltà , delle ferite sepolte che agiscono fattivamente sul presente con tutte le inevitabili conseguenze. Trobe, psichiatra, cresce nello studio antropologico e sociologico del genere umano, seguendo come allievo la guida spirituale di Osho. Da lui impara l’ arte della meditazione e come questa pratica debba diventare esercizio fondamentale e necessario per chiunque voglia superare la superficie per entrare nell’interiore, in quello che considera il vero essere. Questo privilegiare la pratica meditativa lo avvicina ad un noto concetto espresso dal suo maestro: “il centro della tua vita, il tuo essere, è la tua connessione con il cosmo. Da questa porta puoi entrare nel cosmo e diventare tutt’uno con l’ esistenza. Ma anche quando sei nel centro del tuo essere…troverai grande splendore e mistero. Questo stato viene chiamato il buddha, il risvegliato. In questo momento tutti voi siete dei buddha. Potete anche dimenticarlo, ma non importa. Prima o poi ve ne ricorderete di nuovo.”

Il viaggio culturale e spirituale intrapreso da Krishnananda è il ritorno al nucleo interiore (nucleo di meditazione dell’essere ). La vita dell’uomo viene vissuta sulla superficie, chiamata “strato protettivo”, luogo di riparo, sicuro, ma sterile e inutile. Per Trobe, la maggior parte delle persone vive questa condizione. Inseguendo pseudo sicurezze che non fanno altro che allontanare sempre più dal proprio essere. Nella sua filosofia pratica e speculativa insieme, il “nucleo della meditazione” è uno spazio in cui il tempo cessa di esistere, la mente smette di agire, di pianificare, di preoccuparsi. E’ l’assenza, il silenzio “osservatore”. Chi raggiunge questo stato osserva lo scorrere della vita senza sentirsi costretto all’azione. Trobe scrive: “In qualche modo, il nostro bambino interiore ha provato l’esperienza di essere abbandonato, fisicamente o emozionalmente. Il dolore era così opprimente che l’abbiamo sepolto nel nostro inconscio. Tutti i nostri meccanismi di sopravvivenza sono stati un tentativo di riprendersi da questa aggressione. Tuttavia la guarigione non può avvenire finché non riportiamo a livello cosciente queste antiche esperienze. In qualche modo dobbiamo riaprire la ferita. E ciò avviene principalmente nelle nostre relazioni intime”.

In questo percorso che unisce la psicanalisi occidentale alla meditazione orientale, “la paura” è un sentimento che l’ uomo prova dalla nascita, un senso dell’abbandono che lo pervade sin dal taglio del cordone ombelicale. Con il crescere, le nostre paure aumentano, si infittiscono, ci annebbiano la mente e molto spesso sono la causa di tutti i nostri problemi. Paura dell’insuccesso, del fallimento, di essere abbandonati, paura delle aspettative, paura del rifiuto, paura di essere abusati. La nostra vita è un continuo fuggire da queste paure, facendo finta che non esistano o adottando delle strategie (soprattutto inconsce) per metterle a tacere. Ma la paura si riaffaccerà prima o poi fintanto non saremo in grado di affrontarla. Le relazioni tra gli esseri umani falliscono principalmente per questi motivi, le nostre paure vengono scaricate sull’altro, proiettiamo sul  partner ciò che ci affligge, affinché possa liberarci di questi grandi pesi. In realtà sono solo delle strategie che adottiamo per superare il senso di fallimento vissuto, e il sollievo sarà di breve durata, fintanto che una relazione termini e se ne intraprenda un’altra ove riattivare lo stesso identico circuito.

Chi vive sullo “strato esteriore” non farà altro che girare su se stesso, scappando continuamente dalle proprie paure, attraverso strategie o attraverso la co- dipendenza nei confronti di un’ altra persona, ma mai risolvendo il problema. L’autore crede che le paure vadano affrontate, lasciandole agire, lasciandole crescere e sviluppare per poi osservarle. Quando si diviene osservatori , nulla può ferirci. Trobe cita Osho: “Andare dentro di sé è andare verso Dio. Andare dentro di sé è tutto il segreto della trasformazione alchemica dell’essere .Piuttosto che correre via, correte dentro di voi. Andate dentro per dare un’ occhiata più da vicino. La meditazione è il ponte che va da dove tu sei a dove dovresti essere. E la meditazione è una cosa così semplice che persino un bambino può godersela. Solo tu puoi affermare il tuo splendore e la tua gloria. Perché gli altri non ti conoscono e continuano a condannarti. Solo tu puoi affermare definitivamente la tua illuminazione”. La meditazione come passaggio obbligato verso il nucleo centrale interiore, dove vive il nostro vero Io. Senza questa fase le paure non possono essere affrontate e superate, la vita non può essere veramente vissuta. Un libro che non può mancare nella collezione di ogni ricercatore dello spirito

Fabrizio Loggia

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