Il problema del Male

“Si Deus est unde Malum?”

(Boezio, De consolatione philosophiae)

La domanda su Dio, che è poi la domanda sul Male, esiste da tempo immemorabile: basti pensare alla Bibbia stessa, nel libro di Giobbe o nel Qohèlet (Ecclesiaste), o semplicemente le parole di Gesù Cristo sulla croce: Elì, Elì, lamà sabactanì?” (Mt 27,46; cfr. Mc 15,34), ovvero “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Si pone nella storia inevitabilmente il problema delle domande su e a Dio, ma il quesito che più tormenta i pensatori è quello ben espresso da Epicuro : «La divinità o vuol togliere i mali e non può o può e non vuole o non vuole né può o vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; e la divinità non può esserlo. Se può e non vuole è invidiosa, e la divinità non può esserlo. Se non vuole e non può, è invidiosa e impotente, quindi non è la divinità. Se vuole e può (che è la sola cosa che le è conforme), donde viene l’esistenza dei mali e perché non li toglie?» .
Nella storia in particolare un evento ha messo in risalto il problema del Male : Auschwitz. Auschwitz è stato il mostrarsi del Male assoluto, privo di motivazione, il Male finalizzato al Male e accolto nel silenzio da Dio; si crea perciò un problema teologico, filosofico, o più semplicemente “umano”: alla luce di un evento come Auschwitz, chi non voglia rinunciare sic et simpliciter a credere nell’esistenza di Dio, deve per forza rivederne il concetto.

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Implicazioni freudiane in Shining, l’unheimliche.

Shining è fondamentalmente incentrato sul tema del ricordo, della memoria. La parola shining, ovvero “la luccicanza”, “il risplendere”, richiama ad un eccesso di tempo rispetto al presente, futuro e passato investono il presente continuamente per tutta la durata del film (continui riferimenti a date, fatica dei personaggi nel ricordare precisamente eventi, o date degli eventi; visioni, il vedere eccessivo e spesso telepatico). Ora, Kubrick e la co-sceneggiatrice Diane Johnson all’uscita di Shining dichararono di essersi ispirati al saggio di Freud Das Unheimliche, unheimliche è traducibile (con diverse riserve) in italiano coltermine perturbante, per rendere idea del senso di tale parola cito Freud: “Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”; unheimliche è ciò che ci è familiare, ma familiare nel passato, che è stato dunque rimosso è, per dirla con Shelling è ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto ed invece è affiorato. In Shining non vediamo affatto presenze demoniache o fantasmi, ma un passato nascosto che riemerge, i labirinti della memoria, una storia apparentemente altra, ma è solo un’apparenza come rivela la parola unheimliche nella sua enigmaticità, una casa familiare ma che ci è divenuta estranea tramite l’oblio, la rimozione. La ripresa di Kubrick del perturbante è evidente in diversi aspetti di Shining, Freud considera perturbanti:l’accecamento (Danny, il bambino, quando appaiono le gemelle nel corridoio si chiude gli occhi); il doppio o il sosia (il rapporto Danny-Tony, le GEMELLE assassinate, gli specchi presenti durante  il film), la telepatia (tra un sacco di personaggi di shining, Danny e Halloran, Danny e il padre, Danny e la madre: stessa immagine del sangue che esce dagli ascensori); il malocchio (to overlook in inglese significa “gettare il malocchio” e l’hotel in questione porta il nome di Overlook Hotel!); l’onnipotenza del pensiero. In fine, espliciti riferimenti all’ unheimliche sono presenti nel film, quello più celebre: Jack distrugge la porta del bagno con un’ascia per uccidere moglie e figlio urlando “I’m home!”, il che riporta il pensiero all’ unheimliche che contiene il suo contrario: la casa, la familiarità.

M.P.