Filosofia del fanatismo #2

Quello che c’è di interessante negli Eventi sono le conseguenze. In Norvegia qualcosa è accaduto e noi, come spesso accade, l’abbiamo registrato. Tra i frequentatori di questo spazio (in modo particolare su facebook) si è aperto un bel dibattito, anche con elementi di elaborazione molto interessanti. Ognuno ha avuto modo di esprimere le proprie opinioni. Abbiamo anche riportato degli aggiornamenti, con gli articoli di Magdi “Cristiano” Allam, Belpietro (Libero) e Feltri (Il Giornale).
Oggi, cercando altre notizie su quanto è accaduto, mi sono interessato a due interventi in modo particolare: quello di Fiamma Nirenstein (sempre su Il Giornale) e l’intervista al leghista Borghezio raccolta da Radio24 (inserita su RepubblicaTV). Quello che c’è di interessante in questa “reazione” (non intesa in senso politico, naturalmente) sta nell’affermazione delle proprie certezze e nella costruzione di un fattore ulteriore di politica. Per questo credo che si debbano distinguere nettamente i “fanatici” (come il fanatico di Oslo) da chi cerca di creare forme di Governo delle cose e degli Esseri umani ad uso e consumo di un certo modello ideologico. Perchè il fanatismo è l’Evento ma il Governo si presenta come quotidianità e ci organizza in maniera molto più silenzione e subdola.

Fiamma Nirenstein scrive, chiudendo il suo articolo: “In Norvegia nel 2047 la popolazione musulmana avrà pareggiato quella locale. In più, c’è un Islam politico e conquistatore. Lo scrittore Bruce Bawer, omosessuale che dagli USA aveva scelto Oslo per vivere una vita più tranquilla, da tempo teme di uscire col suo compagno per le aggressioni di gruppi omofobi stranieri. Le classi delle elementari in Norvegia dovrebbero includere fino a 15 bambini immigrati contro 5 locali, spesso non sanno la lingua. Dimostra che l’integrazione se dilaga è un difficile affare e che ci siamo comportati leggermente? Si. Dimostra che io, parlandone qui sto fomentando l’odio di qualche orribile mostro nascosto nei dintorni? Chi osa sostenerlo, lo denuncio.“.
Borghezio, dal canto suo, non fa altro che rimarcare la bontà di certe idee del fanatico di Oslo. “Sono posizioni condivisibili”, dice. Sono posizioni, sottolinea, che collimano perfettamente con quelle di molti Movimenti che, in tutta Europa, vincono le Elezioni o comunque si aggirano intorno a percentuali di consenso di tutto rispetto.
Il multiculturalismo, insomma, rimane un problema nonostante la vicenda che si è consumata all’interno di una Cultura da sempre ritenuta “libera” da certe possibili lacerazioni. L’integrazione è una illusione. Il pericolo di un “Califfato europeo”, magari da costruire con il sostegno di qualche “marxista” (non importa se duro e puro, anche quelli un po’ “lavati” sarebbero pericolosi), è uno spettro che si aggira per l’Europa. E l’Italia non fa eccezione, naturalmente.
Si è già citata la Teoria del Partigiano di Carl Schmitt. L’assolutizzazione della dicotomia tra amico e nemico che utilizza l’ideologia come una scala per attraversare la Storia e cercare l’eliminazione “totale” dell’altro. Amos Oz parla addirittura di amore. Il fanatico amerebbe l’altro perchè lo vorrebbe esattamente come lui. Io non ne sono troppo convinto. Il fanatico, inebriato dall’assoluto, è elemento di distruzione totale. Lega una volta per tutte, senza compromessi, il proprio Corpo al Suolo e lo vuole esattamente uguale a se stesso. Lo stesso sangue, la stessa carne. Si crea il proprio spazio. Uno per tutti (e poco importa il tutti per uno). Il fanatico, ad ogni modo, è sempre emarginato. E’ una persona che sceglie di attualizzare il proprio assoluto e per se stesso. Perchè non può più aspettare che i suoi desideri si facciano realtà.
Il dibattito a cui stiamo assistendo non è, a mio parere, riconducibile al fanatismo. Tutt’altro. Piuttosto mi fa venire in mente la figura del katechon sviluppata nelle Epistole di San Paolo (nella Seconda lettera di Tessalonicesi). Il “katechon”, più o meno letteralmente, è colui che trattiene. L’oggetto di questa trattenuta temporale sarebbe l’Anticristo. La Teologia, ma anche la Filosofia politica, hanno scatenato una serie di interpretazioni su questo argomento. Dio, la Chiesa cattolica, l’Impero cristiano. Sono stati considerati tutti come potenziali elementi di “salvezza”. Fatto sta che, il senso di questo dibattito, la ratio degli articoli e degli interventi con cui abbiamo avuto a che fare, non sta tanto nel fanatismo (perchè non hanno tratti di assolutizzazione ed egoismo) quanto nella costruzione del katechon (che è sempre e comunque una forma del Governo), del male minore che ci protegge e ci assicura dal “male supremo”.
Il dibattito, quindi, è estremamente interessante perchè, ben oltre la catastrofe dell’Evento, mostra una governance possibile e, per qualcuno, auspicabile in modo da rispondere a tutte le questioni avanzate dalle attuali forme produttive e culturali. Ed è importante saper distinguere il fanatismo dalla creazione delle forme del potere perchè, sull’onda d’urto dell’Evento, spesso si perdono le dinamiche della governamentalità e non riusciamo più a capire quello che ci accade.

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