La Filosofia, il marketing dell’Accademia e la Ricerca. Ma di cosa stiamo parlando?

La querelle che è nata intorno all’intervento di Diego Fusaro non mi ha colpito. Per niente. Nello zaino avevo un libro di Ernesto De Martino che parla della fine del Mondo; qualche euro in un borsellino che solitamente utilizzo a Natale per giocare a carte con gli amici; una postepay da caricare per comprare il viaggio Nord-Sud (e ritorno) per tornare a Vivere almeno qualche ora della quotidianità che amo; un tesserino che identifica la mia appartenenza al Lavoro. Il Lavoro ogni mese mi permette di sopravvivere e di comprare anche una bottiglia di Birra. Questo, per me, è il Beruf (depurato da Weber e dall’Etica calvinista). Beruf è attaccamento alla Vita ed il Lavoro è solo una forma di questo attaccamento (non ne è il paradigma). Dopo i commenti alla querelle quello che avevo ho ancora, nulla si è aggiunto e nulla si è distrutto. Eppure un confronto dovrebbe lasciare qualcosa, dovrebbe arricchire le certezze oppure semplicemente regalare dubbi (che, spesso, valgono molto di più). Niente di tutto questo.

Scriverò per frasi brevi, perché i pensieri lunghi sembrano essere diventati un limite dell’intelligenza. E’ il business, filosofo. La Filosofia è Ricerca. La Ricerca è condivisione. Ne va da se che la Filosofia sia condivisione. Comune. Commons. La Filosofia è uno di quei campi in cui l’antagonismo dovrebbe tornare ad appropriarsi dei mezzi di produzione. L’antagonismo (perché, per Dio, l’antagonismo non è ancora morto) dovrebbe appropriarsi della Conoscenza. Anche violentemente (dove per violenza si intende determinazione, non fuoco e fiamme ma impeto e tempesta). Di questo dovremmo parlare e di questo mi interessa parlare. Di quello che dovremmo fare noi, noi Esseri viventi al margine del Tempo e non della Filosofia. Perchè conosco la carne ed il sangue ma la Filosofia non l’ho mai vista.

Ed allora potremmo intendere la Filosofia come la lotta di classe nel campo dei Saperi. Non sono esperto di citazioni (e non mi entusiasma leggerle) ma lo diceva Louis Althusser. Ma, se questo è vero, come io penso sia vero, che cosa c’entra l’Accademia? L’Università? I Saperi si giocano davvero nell’Università? Da sempre i Saperi si sono ricreati e ripensati ai margini dell’Accademia, grazie ai filtri (fatti dagli Esseri umani) dell’Accademia. Da sempre la lotta di classe nell’ambito dei Saperi si è svolta nel campo della redistribuzione della Conoscenza (così come il Conflitto sociale di svolge nel campo della redistribuzione del Reddito). Ed allora cosa ci importa dell’Accademia? Non sarebbe più interessante capire come fare filtro per mettere nuovamente in comune i Saperi? Il punto vero della Filosofia, oggi, è proprio questo. Ricreare quel campo di redistribuzione dei Saperi che ci è stato totalmente negato. Non c’è più nessuna zona rossa, non si vedono mari all’orizzonte con forme di vita sconosciute e neanche terreni incolti da conquistare per piantare fiori nuovi e papaveri dai colori assurdi. Ci hanno sottratto quel terreno di incontro e di creatività tra dentro e fuori che rendeva gli Esseri umani amici o nemici. Ce l’hanno sottratto ed anche noi l’abbiamo allontanato perché siamo stati sopraffatti dalla frustrazione del fuori. Perché lo spazio dell’Accademia si è evidentemente contratto e frammentato e noi (ma anche i filtri “viventi” dell’Accademia, fino a ieri così “vicini”) non siamo stati capaci di inventare forme alternative di incontro dei Saperi (come avviene, ad esempio, in Germania dove questo spazio è occupato da Enti diversi, che però mantengono ancora l’equilibrio e permettono la redistribuzione della Conoscenza). Anche in questo caso, quindi, è un problema di democrazia e distribuzione della ricchezza.

Colpa nostra. Per questo non capisco le critiche a Diego Fusaro perchè Diego Fusaro fa solo il suo lavoro. E lo fa nel migliore dei modi possibili. Docente al San Raffele, Università privata. Fa giustamente marketing favorendo la propria Azienda rispetto alle altre. Cerca di migliorare l’offerta per coinvolgere più matricole (è la legge del business, baby). Scrive. Produce. Sta sui giornali e, soprattutto, sul web. Sta innanzitutto sul web. Magari crea anche consenso. Forse grazie a “Bentornato Marx!” qualcuno potrebbe decidere di approfondirne la conoscenza. Potrebbe scoprirsi antagonista (o il contrario). Ma Fusaro sta facendo un favore anche a tutti noi che dall’Accademia siamo usciti. Diego Fusaro sta mantenendo sui giornali un campo dentro cui noi (e sottolineo, “noi”) potremmo giocare la nostra lotta di classe. Non mi importa chi sia il suo datore di Lavoro. Però, mi chiedo, come mai i professori “pubblici” non facciano lo stesso (e magari anche meglio)! Questi dinosauri della conoscenza sono troppo interessati alle loro ricerche, ai loro Convegni internazionali, alle pubblicazioni su Riviste dalla tiratura di cinquanta copie per venti lettori (nella migliore delle ipotesi). I “pubblici” docenti sono troppo interessati a curare le proprie garanzie. E basta. Non creano consenso, non producono ricerca, non alimentano creatività. Non ci sono per niente di aiuto. Per me il “nemico” sono loro, non Diego Fusaro.

8 pensieri su “La Filosofia, il marketing dell’Accademia e la Ricerca. Ma di cosa stiamo parlando?

  1. questo è uno spazio pubblico, di confronto e discussione, e non la si può sempre pensare alla stessa maniera. Del tuo articolo, tutto posso condividere (specie l’argomento commons), tranne che Fusaro stia facendo la mia lotta… e che i professori pubblici e garantiti, certo opinabili e criticabili, siano il nemico. Da un estremo all’altro. Per me il focus è (rispondo alla domanda: di che stiamo parlando?) che la filosofia non riconosce se stessa, il suo ruolo profetico, quello che è, e che è diventata. E questo avviene nel pubblico, ma soprattutto nel privato: una filosofia “garantita” dall’accademia, pubblica o privata, è già morta, perchè si perde, o nasconde, la Vita: si manta di un bell’abito, ma perde le contraddizioni. Per avere “successo”, il vero abito da assumere è quello neoliberale: venti libri all’anno, rinunciare spesso ai propri ambiti di ricerca e ai propri interessi, cercare una facoltà filosofica piena di very important person e direttamente collegata a quella “struttura” contro cui si scagliano i marxisti in sciarpa di cachemire, elemosinare le loro attenzioni ed i loro favori. Da qui nasce un Fusaro che si scaglia contro due blogger “colpevoli” di averlo criticato. Messe così le cose, la “mia” lotta è diversa dalla tua, e dalla sua, e da quella di tanti altri. Il modo in cui mi procaccio il cibo e trovo un posto al sole rientra sì in un problema filosofico, forse il primo, ma non esaurisce la filosofia, così come il “marxismo degli scrittori” serve sì a creare campo, ma non costituisce né il fulcro della lotta, né l’unico compito della filosofia. COme ho scritto nella discussione nata su facebook, il problema filosofico dentro/fuori l’accademia non è assolutamnete secondario. I punti sono: quale accademia? e in quale modo mi pongo nell’accademia? Vorrei vedere come è possibile che il corpo docente di una università privata come la San Raffaele (per non parlare di ricercatori e dottorandi) possa mettersi in modo critico verso chi gli da da magiare o verso il campo che gli permette di affacciarsi al panorama culturale italiano. Purtroppo per chi scrive di Marx, BENTORNATO MARX significa proprio interrogarsi sul valore di una struttura che produce sovrastruttura, o su di un campo ideologico economico che riproduce lo stesso campo. Personalmente ritengo che la filosofia dia il massimo di sé quando non è strutturata, e quando può permettersi di riconoscersi per quello che è, senza ipocrisia. Il discrorso del redditto è un po’ diverso, ma anche esso, dobbiamo sottrarlo al monopolio di chi afferma che impegno personale, vera filosofia, vera ricerca = lavoro o successo accademico. Sappiamo tutti, specie quelli di noi che hanno una lunga storia accademica, che sorta di grande cazzata sia questo slogan, che non è uno slogan neoliberale, ma semplicemente la legittimazione di un campo di potere alla Bourdieu che cerca di riprodursi grazie a degli più-o-meno-schiavi accademici. Personalmente poi, citando Merleau-Ponty, mi sento più filgio di Socrate che di un Marx rivisitato da alcuni accademici: “Il filosofo moderno è spesso un funzionario, sempre uno scrittore, e la libertà che gli è concessa nei suoi libri ammette una controparte: quello che scrive entra fin dall’inizio in un universo accademico dove le opzioni di vita sono indebolite e le occasioni di pensiero velate […] Ora, la filosofia deposta nei libri ha cessato di interrogare gli uomini. Ciò che in essa vi è di insolito e di quasi insopportabile si è nascosto nella vita decorosa dei grandi sistemi. Per ritrovare l’intera funzione del filosofo bisogna ricordare che sia i filosofi-autori che leggiamo, sia noi stessi in quanto filosofi, non abbiamo mai smesso di riconoscere come patrono un uomo che non scriveva, che non insegnava, quanto meno da una cattedra di stato, che si rivolgeva a coloro che incontrava per strada e che ha avuto delle difficoltà con l’opinione pubblica e con i poteri statali. Bisogna ricordarsi di Socrate“ (Elogio della filosofia)

  2. Non è un discorso di Marx, di marxismo o di altro. Se Fusaro si fosse occupato di Heidegger il ragionamento sarebbe stato esattamente il medesimo. La Filosofia non è un monologo tra quattro uomini chiusi in una stanza al buio. La Filosofia ha bisogno del pubblico. Di un pubblico attivo, partecipante, desiderante. Fusaro fa i miei interessi perchè, a suo modo e per se stesso, contribuisce a tenere aperto lo spazio pubblico della Filosofia che, fosse stato per qualche altro barboso accademico, sarebbe già morta da tempo in grigi Dipartimenti universitari. Noi aprendo questo spazio internet abbiamo fatto esattamente questa scelta. Ma non condivido le critiche alla presunta incoerenza (lui è perfettamente consapevole di fare marketing aziendale, tra le altre cose). Io invece criticherei aspramente e duramente tutt@ i nostri amati accademici che non fanno assolutamente nulla per rendere la filosofia un vissuto pubblico.

  3. no, io penso invece che lo difendi perchè è uno di famiglia. Quello a cui non importa se parla di Marx o Heiddeger sono io. Se parlasse di Niccolò Cusano neanche lo conosceresti e non ti interesserebbe. La filosofia ha bisogno di essere pubblica, e qui ci siamo. Ma questo sito ha un sottotitolo: “L’unica maniera di resistere alla società neoliberale”. Per me anche la filosofia è in preda a questo modello, ne è una figlia davvero poco ribelle, e proprio quella filosofia che dovrebbe rendersene conto autocelebra se stessa come “modello di succeso” e urla sulle pagine del Corriere: sceglietevi i vip e attaccatevi alle loro sottane. Io non sto accusando il Fusaro scrittore e filosofo, o che crea uno pseudocampo (chiamasi anche mercato) in cui possono sguazzare e procurarsi il cibo altri intellettuali come lui che vivono di pubblicazioni, libri, parole ma sono immersi dalle contraddizioni che denunciano, non potendone parlare per “contratto”. Naturalmente, un campo costoso, specie per rampolli di genitori bireddito. Non mi interessa. Io sto accusando un Fusaro che attacca o snobba due blogger (di cui una conosco personalmente) che poco velatamente gli dicevano: “questa è filosofia neoliberale” e “scendi dalla cattedra”. Sulla pubblica accademia, guarda, sfondi una porta aperta: ma quello è un problema non tanto di “struttura” ma di “postura” di una filosofia che ha smarrito se stessa e non si occupa più della polis né di tutte le altre contraddizioni. D’altro canto, incoraggiando, specie in questo momento storico, le università private, non facciamo altro che minare una base importante e fondamentale che può esserci utile per ristrutturare i beni comuni, fra cui la filosofia.

  4. Delle cadute di stile di Fusaro e della poca educazione ne risponde lui, non me ne curo. Non è questo l’oggetto dell’argomento. Poi quando dici “lo difendi perchè è uno di famiglia” è davvero un argomento molto stupido, mi dispiace. Invece anche la tua critica mi sembra un poco quella del lupo che non riesce ad arrivare all’uva. Perchè io conosco la tua storia e so quello che hai fatto ed i concorsi che hai provato. Ed allora un poco di coerenza da parte tua, forse, ci vorrebbe.

  5. che cazzata… incoerenza perchè? perchè cercavo un reddito in una fondazione privata che si occupa di filosofia e religione? e che incoerenza ci sarebbe? volevo forse cambiare il mondo o lottare contro il “predominio dei privati?”? Ho sempre inseguito i miei interessi, le mie passioni e non mi sono mai attaccato alla sottana di qualcuno. Conosci il modo in cui ho affrontato l’accademia, sempre libero, indipendente, anche nel tentare il dottorato, che passai autonomamente, proprio per non entrar in concorrenza con degli amici. La volpe che non arriva all’uva? E certo: infatti il marxismo è una morale dell’invidia (folle di invidiose volpi che vogliono vivere come i colletti bianchi), il cristianesimo è una morale dei servi (folle di volpi che non riescono ad essere come i padroni lupi, per cui danno valore al loro pelo), e io e quelli che criticano Fusaro siamo “frustrati” (cit Fusaro) e “invidiosi”, per giunta “incoerenti” (cit. Zapata). Mamma mia che delusione…

  6. Ricomincio dal principio. Per quello che so a Fusaro non interessa cambiare il Mondo. Non interessa fare organizzazione o mettersi a capo delle masse operaie. Fusaro è uno storico della Filosofia che, attraverso Marx ed Hegel (soprattutto), si è costruito un recinto nell’accademia. Per me Fusaro è questo. Non chiederò a Fusaro un consiglio su come organizzare gli operai dell’ILVA di Taranto. Fusaro fa lo storico della Filosofia. E lo fa in modo “spettacolare”, inaugurando davvero un nuovo modo di fare filosofia nel 2012. E’ l’Umberto Eco dei giorni nostri. Qui non si tratta di prenderlo o meno a modello. Di criticare la sua appartenenza “privata”. Sentenziare sulla sua mancanza di educazione. A me interessa il fatto che i suoi libri siano “pop”. Vendono. Arrivano. Vengono percepiti e creano dibattito. La Filosofia dovrebbe fare questo. Essere popolare e creare confronto. A parte Fusaro, oggi, in Italia, chi ci riesce? Per questo non starò qui a criticare Fusaro, a giudicare il suo articolo. Io dico che dobbiamo pensare a noi. Non a lui.

  7. “””A me interessa il fatto che i suoi libri siano “pop””””
    è tutta qui la questione. Se per te parlare di Fusaro si riassume in questo climax, per me le cose da tenere presenti sono molte altre, che cambiano e complicano in negativo il quadro. Ad esempio, come ho scritto sopra, che un sedicente marxista, screditando davvero poco velatamente l’università pubblica dal Corriere, inviti quotidianamente facendo spam su internet ad iscriversi ad una privata (finanziata dagli stessi tipi che pagano il quotidiano su cui è stato intervistato). Altro che COMMONS. Su tutto il resto, ma PROPRIO TUTTO, la “Vit.trentenne” (per problemi di traduzione, cfr. cartella sms in “messaggi inviati”) ti riponderà in PRIVATO quanto prima. Per quanto mi riguarda, qualunque cosa tu aggiunga, qui non interverrò più perchè ho espresso abbondantemente il mio punto di vista. E al tuo, sei libero di aggiungerci quello che vuoi, tanto non me ne frega niente 🙂

  8. Ah. Capisco. E questa sarebbe l’alternativa a Fusaro? Andiamo bene…
    Comunque te lo dico meglio. Non fare la vittima. La filosofia non ha bisogno di vittime.

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